Può un capolavoro essere migliorato da una sua copia realizzata ad anni di distanza? La risposta può essere affermativa, analizzando ad esempio la celebre ͞Vergine delle rocce͟ di Leonardo Da Vinci. La prima versione di questa opera, oggi custodita al Louvre, venne realizzata dal genio toscano in un periodo databile al 1483-1486, mentre la seconda versione di questo dipinto, visibile alla National Gallery di Londra, venne ultimata tra il 1506 ed il 1508.
Tra queste due versioni, le differenze possono sembrare impercettibili ad un occhio poco attento, ma ad un’analisi approfondita emergono significative varianti. Analogamente, la F512 M rappresenta una rivisitazione della Testarossa degli Anni 80, migliorandola in molti ma significativi dettagli. La F512 M non è solo la versione più sviluppata della serie Testarossa, ma è anche la più rara. E’ l’ultima rappresentante delle Ferrari prodotte in serie con motore dodici cilindri boxer in posizione centrale, quello stesso motore derivato dalle celebri 312 T che dominavano i mondiali di Formula 1 degli Anni 70. Ovviamente l’unità che equipaggia la F512 M è oggetto di profonde revisioni ed ottimizzazioni da parte dei tecnici, in particolare per quanto riguarda le caratteristiche termodinamiche e cinematiche, con indubbi benefici sul fronte della potenza massima, ora salita a 440 cavalli. L’aumento della potenza garantisce dei miglioramenti nell’accelerazione rispetto al modello precedente e, complice una serie di interventi di alleggerimento in diverse aree della vettura, permette di registrare anche un incremento del rapporto peso potenza. La lettera ͞M͟ che appare accanto a F512 e che indica la versione ͞Modificata͟ della vettura, non rappresenta un’operazione di marketing, bensì evidenzia un profondo intervento che ha riguardato tutte le parti del modello. Lo testimonia, ad esempio, la migliore penetrazione aerodinamica, ottenuta intervenendo in maniera sostanziale sulle linee e sulle forme tanto del frontale quanto della coda. E’ tuttavia nella parte anteriore che si concentra il lavoro dei designer di Pininfarina e degli ingegneri di Maranello.
La nuova linea del musetto è strettamente imparentata con quella del modello 355 e con lo stile della 456 GT 2+2. Il cambiamento più radicale nell’aspetto della parte anteriore, rispetto alla Testarossa originale o alla 512 TR è la scomparsa dei doppi proiettori retrattili, sostituiti da unità fisse di tipo omofocale protette da una copertura in vetro. Il cofano anteriore viene dotato di una coppia di piccole prese NACA, site nella zona verso il parabrezza, che hanno il compito di convogliare l’aria al migliorato impianto di condizionamento. Nella zona posteriore la griglia orizzontale a tutta larghezza di color nero satinato risulta ridotta nelle sue dimensioni e ai suoi lati vengono inserite le nuove luci posteriori gemelle, di forma circolare, omaggio alla storia stilistica dell’azienda. La F512 M, che sostituisce la 512 TR, viene presentata al Salone di Parigi nell’autunno 1994 anche se ad alcuni periodici specializzati stranieri viene mostrata in segreto a Maranello da un padrino d’eccezione, Jean Alesi, pilota ufficiale della Scuderia. Anche per questa vettura si decide di utilizzare una ͞F͟ (come Ferrari) in guisa di prefisso al numero dei modelli. In questo caso la sigla, come già sulla 512 TR, indica i cinque litri di cilindrata del propulsore e il numero dei cilindri.
Il suffisso ͞M͟, invece, oltre ad essere usato per indicare la versione ͞Modificata͟, è a sua volta un omaggio alla lettera che la Ferrari adottò sui prototipi Sport da competizione 512 S dei primi anni settanta quando furono aggiornati e divennero 512 M.