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L'ARGENTINO TRIONFA IN F1 SU D50

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1956I primi titoli mondiali

FANGIO CAMPIONE

L'ARGENTINO TRIONFA IN F1 SU D50

Alla vigilia del Campionato Mondiale di F1 1956, Juan Manuel Fangio e la Scuderia Ferrari trovano l’accordo per disputare insieme la stagione. Il pilota argentino, figlio di emigrati italiani, forte dei tre titoli conquistati nel 1951, ’54 e ’55, è il fuoriclasse del momento e si presenta al via come il favorito numero uno.

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Negli anni passati aveva già corso con vetture Ferrari in F2, Formula Libre e Sport, ma mai in una gara valida per il titolo iridato della massima categoria. Oltre a questo connubio, l’inizio della stagione vede un altro grandissimo motivo di interesse, in questo caso di natura tecnica. Il 26 luglio 1955, nel cortile di via Caraglio a Torino, la Casa di Maranello ha infatti ricevuto tutto il materiale del reparto corse Lancia, ritiratasi dalle competizioni in seguito alla morte di Alberto Ascari, ma anche per problemi di natura economica, inclusi sei esemplari della monoposto D50. Questa vettura si era rivelata molto promettente, ma non era ancora riuscita a sfruttare il suo potenziale. Con il passaggio alla Scuderia Ferrari, le D50 riescono ad ottenere quei risultati che avevano dimostrato di poter raggiungere. La squadra del Cavallino Rampante si presenta al via del primo GP a Buenos Aires con quattro D50 affidate a Fangio, Luigi Musso, Eugenio Castellotti e Olivier Gendebien, mentre il giovane Peter Collins in questa gara utilizza ancora la 555 a 4 cilindri. Fangio in virtù del suo palmares è la prima guida: anche se formalmente questo ruolo non viene ufficializzato, se ne trova evidenza nei fatti. Luigi Musso gli cede la vettura per permettergli di vincere la corsa nel proprio paese, cosa all’epoca consentita dal regolamento, dato che l’auto dell’asso argentino aveva avuto un problema con la pompa della benzina.

Juan Manuel Fangio che partiva in pole, stabilisce anche il record sul giro. L’ordine d’arrivo vede Musso e Fangio assieme al primo posto, che si dividono così i punti. Due mesi dopo Fangio e Castellotti si impongono nella 12 Ore di Sebring, con la Ferrari 860 Monza; otterranno in seguito il 2° posto nella 1000 Km del Nurbürgring e con altri piazzamenti contribuiranno alla conquista da parte della Ferrari del Mondiale Sport. Nel secondo GP di F1 a Monaco, tocca a Collins condividere la propria D50 con Fangio, dopo che quest’ultimo ha urtato un muretto danneggiando una ruota posteriore. Si piazzano in seconda posizione. Anche a Montecarlo Fangio stabilisce pole e primato sul giro. In Belgio a Spa-Francorchamps, è sempre l’argentino il più rapido in prova, ma in gara non ha fortuna per un problema alla trasmissione. Vince Collins, davanti alla Ferrari dell’idolo locale Paul Frère, al suo ultimo GP. Nella prova successiva a Reims, Fangio si conferma ancora imbattibile in prova e sulla tornata secca, ma la sorte non gli arride ed è quarto, a causa di una lunga sosta ai box.

A Modena, quel week-end come per tanti altri giorni addietro, Enzo Ferrari aveva però ben altri pensieri. Sabato 30 giugno si spegneva suo figlio Dino, stroncato dalla distrofia muscolare. I funerali si svolgono proprio la domenica della gara francese. Fangio sembra andare in crisi psicologica, ma viene rassicurato sul fatto di essere il leader della squadra e il destino volge diversamente per lui, a partire dal GP di Gran Bretagna. Non stabilisce né pole né giro veloce, ma vince la corsa, mentre il compagno Collins, in vetta alla graduatoria, deve usare la macchina di Alfonso De Portago per terminare la prova. Al Nurbürgring Fangio domina fin dalle qualifiche e in corsa sbriciola il record del tracciato, imbattuto da diciotto anni. Collins si ritira e il tre volte Campione del Mondo si porta in vetta alla classifica a un appuntamento dal termine. Restano loro due in lizza, assieme alle Maserati di Stirling Moss e Jean Behra.

Monza vede scrivere una pagina da libro Cuore per l’automobilismo. Fangio è l’autore del miglior tempo in prova, ma in gara si rompe un braccetto dello sterzo. Anche Behra è fuori dai giochi. Musso si rifiuta di dare la sua D50 all’asso argentino perché vuole vincere il GP di casa, ma sarà costretto al ritiro. È dunque proprio il giovane ventiquattrenne Collins che in occasione della sua sosta in pit-lane, vede Fangio al muretto e gli cede la sua auto, rinunciando ad ogni sua possibilità di vincere il Mondiale, certo che il futuro gli riserverà un’altra occasione. Non sarà così. Collins e Fangio si classificano così al secondo posto dividendosi i punti, dietro alla Maserati di Moss. Questo risultato consente al Campione di Balcarce di ottenere il suo quarto alloro iridato, concludendo in bellezza una stagione difficile per lui ed Enzo Ferrari, che torna a vincere nel Mondiale F1 dopo il successo di Ascari del ’53. Al termine della stagione le strade di Fangio e della Ferrari si dividono, con l’argentino che torna alla Maserati, dove vincerà il suo quinto e ultimo titolo iridato.

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I capolavori del 1956