Fino all’inizio dell’era Schumacher è rimasto l’ultimo titolo Piloti vinto dalla Ferrari. Parliamo di quelloconquistato nel 1979 da Jody Scheckter, iridato al termine di un’annata trionfale all’inizio della quale però era quasi impensabile prevedere una vittoria. Merito della costanza di rendimento del sudafricano, dell’affidabilità della vettura, la 312 T4, e del contributo chiave di Gilles Villeneuve, autore di alcune delle sue più grandi imprese proprio in quella stagione.
Il campionato inizia in Argentina il 21 gennaio e prosegue due settimane dopo in Brasile, troppo presto per poter schierare la vettura nuova. Sia Villeneuve che il nuovo arrivo Scheckter portano in pista la vecchia 312 T3. Tutti si aspettano il dominio della Lotus, mattatrice l’anno prima con Mario Andretti e Ronnie Peterson, e invece a stupire è la Ligier. Jacques Laffite vince entrambe le gare e scappa in classifica. Passa un mese e la Formula 1 va in scena nella terra di Scheckter con la Ferrari che schiera la nuova 312 T4. A Kyalami in qualifica Jean-Pierre Jabouille ottiene la pole position, ma la Renault è fragile e così sia lui che René Arnoux sono costretti al ritiro lasciando alla Ferrari campo libero per una doppietta. Villeneuve batte Scheckter di poco più di tre secondi ripetendosi anche a Long Beach e balzando in testa al campionato. Lo sbarco in Europa ripropone la Ligier vincente in Spagna ma mentre Scheckter si difende con un quarto posto, Villeneuve non ottiene punti, così come in Belgio, quando è Jody a vincere e ad affiancare Laffite in vetta. Il sudafricano due settimane più tardi si avvantaggia in campionato grazie alla vittoria di Monaco lanciando anche la Ferrari al comando della classifica Costruttori. Il primo di luglio Villeneuve e Arnoux scrivono una delle pagine più belle della Formula 1 con il duello che vede la Ferrari opposta alla Renault nei giri finali del GP di Francia. La casa transalpina vince il suo primo GP con Jabouille ma gli occhi di tutti sono sulla lotta per il secondo posto: fra Gilles e René sono sorpassi e controsorpassi, ruotate e staccate all’ultimo centimetro. Ma il duello è corretto e vede prevalere il canadese.
Scheckter non marca punti ma, a differenza di Villeneuve, si piazza nelle prime sei posizioni sia in Gran Bretagna che in Germania, conquistando un prezioso secondo posto in Olanda alle spalle della sorprendente Williams di Alan Jones. Anche in quella gara il grande e sfortunato protagonista è Villeneuve che all’11° giro supera Jones all’esterno della curva Tarzan, una manovra impensabile per qualunque altro pilota, e poi, dopo una foratura, compie un intero giro su tre ruote prima di essere costretto al ritiro. Jody arriva al GP d’Italia, in programma a Monza il 9 settembre, con un margine di otto punti su Laffite e di dieci su Villeneuve. Laffite deve arrivare almeno secondo per poter sperare di continuare il proprio inseguimento a Scheckter. L’autodromo brianzolo trabocca di tifosi della Ferrari pronti a vivere una giornata memorabile. In prima fila ci sono le Renault ma Scheckter scatta al meglio e passa in testa. Arnoux poco dopo si riprende la prima piazza ma il suo motore cede al giro 13 accompagnato dal boato della folla. La stessa sorte tocca all’otto cilindri Ford della Ligier di Laffite al giro 40: i tifosi non stanno più nella pelle. Mancano dieci giri al termine, se Scheckter vince la gara è campione del mondo con due GP d’anticipo. A guastare i giochi del sudafricano può essere solo Villeneuve, che negli ultimi giri recupera secondi su secondi al compagno di squadra fino a metterglisi in scia. Non lo attaccherà mai, per una questione di lealtà e amicizia ma anche perché è convinto che Scheckter meriti il titolo e che per lui non mancherà un’altra occasione.
Proprio come nel 1975, per il primo iride di Niki Lauda, le Ferrari passano sul traguardo in parata davanti ai tifosi in tripudio. Jody Scheckter è campione del mondo alla prima stagione in Ferrari, come solo Fangio nel 1956 e come poi Kimi Raikkonen nel 2007. A Maranello ancora una volta è festa.