Enzo Ferrari ama lavorare. Se si esclude qualche gita a Viserba di Rimini, dove possiede una casa, non ha mai fatto ferie. Uno dei giorni che detesta di più è Ferragosto, quando tutto si ferma. Il fondatore della Casa del Cavallino Rampante muore a 90 anni e 178 giorni lasciando istruzioni precise sulla cerimonia funebre e le modalità di comunicazione dell’accaduto. Come sempre nella vita, anche in previsione della morte Enzo ferrari non lascia nulla al caso.
Il 1988 si apre con ritmi di lavoro molto elevati per Ferrari, come del resto la sua routine gli impone da sempre. Il 14 gennaio, accompagnato dal fido autista Dino Tagliazucchi, è in comune a Maranello per un appuntamento molto importante. Firma insieme al sindaco di Modena, Alfonsina Rinaldi, le carte per procedere alla demolizione della vecchia sede della Scuderia in viale Trento e Trieste. Poco più di due settimane dopo si assiste alla sua ultima uscita pubblica, quando il primo febbraio riceve dall’Università degli Studi di Modena la laurea honoris causa in Fisica. La cerimonia si svolge presso il palazzo comunale e ciò che balza agli occhi degli osservatori più attenti è l’espressione provata di Ferrari, che inizia ad accusare il peso degli anni. Poco più di due settimane più tardi si celebra il novantesimo compleanno. La scelta del fondatore lascia intendere il suo modo di vedere le cose: nessuna cerimonia pubblica, nessuna autorità invitata a partecipare, solamente un evento in famiglia aperto a chi è a libro paga, come Ferrari stesso ordina. La famiglia che si mette a tavola conta circa 1700 persone, si apparecchia nelle linee di produzione mentre all’esterno opera una enorme cucina da campo. I dipendenti ricevono un modellino dell’ultima vettura personalmente deliberata da Ferrari, la F40, oltre ad una medaglia d’argento commemorativa. Il menù è tipicamente emiliano: prosciutto, salame, ciccioli, mortadella, gnocco fritto e verdurine sottaceto come antipasto accompagnati da vino Malvasia; tortellini alla panna e lasagne di primo e zampone di Modena con fagioli e nodino di vitello con verdure al forno per secondo. Il vino è il lambrusco. Si chiude con la torta di compleanno e lo spumante per il brindisi.
Ferrari si gode l’affetto dell’azienda ma poche settimane dopo le sue condizioni di salute si aggravano. A complicare in maniera decisiva il quadro clinico è un blocco renale che lo costringe per lunghi giorni nella sua casa di Modena in dialisi. La visite a Maranello si fanno sporadiche e a giugno, quando in azienda arriva in visita Papa Giovanni Paolo II, con il pontefice c’è solo una telefonata. Ad accompagnare Karol Wojtyla nella suo tour in fabbrica c’è Piero Ferrari. Enzo segue dal letto di casa i GP estivi e si spegne alle 7 del mattino del 14 agosto. Per volontà dello stesso fondatore, la notizia della morte viene resa nota solo il giorno seguente dopo le ore 8, quando ormai le esequie sono avvenute. Invitato a partecipare è solo un numero molto ristretto di persone, elencate personalmente da Ferrari su una lista scritta a mano. Quasi in un dispetto finale agli amanti del Ferragosto, come i giornalisti: Ferrari costringe il mondo dell’informazione a lavorare come mai prima in quel giorno di festa. L’annuncio della scomparsa, anche se Internet non è ancora una tecnologia diffusa, fa il giro del mondo e non si parla d’altro.
Poco meno di un mese dopo, in un’atmosfera ancora molto provata dall’accaduto, va in scena sulla pista di Modena il GP d’Italia. Le Ferrari scattano dalla seconda fila, alle spalle delle imbattibili McLaren di Ayrton Senna e Alain Prost. Fino a quel punto, su 11 gare, ci sono state otto doppiette per il team inglese che sembra in condizione di poter vincere tutte e 16 le prove in calendario. A Monza però succede l’imprevedibile: a metà gara va in fumo il motore di Prost, mentre Senna, che è al comando con un vantaggio enorme sulle due Ferrari, finisce fuori gara dopo un’incomprensione con la Williams del doppiato Jean-Louis Schlesser a quattro giri dal termine. Sul traguardo passa per primo Gerhard Berger che precede l’altra Ferrari di Michele Alboreto. La dedica di piloti e squadra è scontata mentre tutti i giornali il giorno dopo titolano su una vittoria voluta dal cielo…