Il 21 giugno 1969 viene annunciato l’acquisto del 50% della Ferrari da parte di Fiat, ma il rapporto tra i due marchi è sempre stato molto stretto e la prima collaborazione risale al 1950.
Quando la Lancia decide di ritirarsi dalla competizioni, è la Fiat, assieme all’Automobile Club d’Italia, a fare in modo che tutto quanto (ovvero vetture/ricambi/bisarca e altri beni del reparto corse Lancia) venga dato alla Ferrari gratuitamente. Si vuole impedire che il know-how di un’azienda italiana vada all’estero. Il Principe Filippo Caracciolo, suocero di Gianni Agnelli e Presidente dell’ACI, lavora a un’intesa che prevede la donazione di tutto il materiale Lancia alla Ferrari, e allo stesso tempo impegna Fiat a stanziare un contributo a fondo perduto di 50 milioni di lire per cinque anni, ovvero 250 milioni totali. Una cifra considerevole per quel tempo. L’accordo ha un obiettivo molto preciso: aumentare le vittorie in ambito internazionale della Casa di Maranello, poiché danno grande prestigio a tutta l’industria automobilistica italiana e promuovono le vendite delle vetture anche su altri mercati. Vittorio Valletta, che conosce e stima – ricambiato – Ferrari – dal ’32, prende questa decisione in accordo con l’Avvocato Agnelli, destinato a succedergli alla Presidenza della Fiat.
Gianni Agnelli nel 1950 ha 29 anni e non ricopre nessun incarico nel management, ma è il rappresentante della famiglia azionista di maggioranza e si avvia a diventare Amministratore Delegato nel ’63 e Presidente tre anni dopo. Agnelli apprezza il marchio Ferrari, e ne diviene cliente. La sua prima Ferrari è una 166 MM Touring Superleggera del ’48; in seguito ce ne saranno altre, come la 365 P o la Testarossa Spider. Col passare degli anni Enzo Ferrari è conscio del fatto che non può più sopportare da solo l’onere economico dell’attività sportiva e nel 1963 è vicino a vendere alla Ford. La trattativa dura gli interi mesi di aprile e maggio, ma al momento della firma abortisce, a salvaguardia dell’autonomia nella gestione dell’attività agonistica da parte di Enzo Ferrari. Il tema di trovare un forte alleato, rimane però d’attualità e nel 1965 arriva l’accordo con Fiat per la produzione del motore 6 cilindri Dino, progettato da Ferrari e realizzato negli stabilimenti della Casa torinese, da utilizzare per commercializzare i nuovi modelli Fiat Dino, spider e coupé. Subito dopo arriva la Dino Ferrari, realizzata a Maranello. Ferrari ha la necessità di omologare la Ferrari Dino 166 di F2, e per far questo occorre costruire almeno 500 vetture di serie con il motore progettato a suo tempo da suo figlio. Da lì in avanti i colloqui tra Ferrari e Agnelli in merito ad una possibile acquisizione, si fanno più frequenti.
Ad un certo punto sembra che anche l’Alfa Romeo di Giovanni Luraghi si possa aggiungere, per dar corpo a un progetto a tre, ma poi si tira indietro. Il 18 giugno 1969 Ferrari e Agnelli si vedono a Torino per firmare il contratto, che sarà reso pubblico tre giorni dopo. Fiat e Ferrari coronano con l’unione, un lungo fidanzamento.