“Sono note le mie simpatie per gli ex motociclisti, che hanno esperienza, conoscenza meccanica, pratica di velocità, senso agonistico e, non ultima, operosità di umile lavoro. John Surtees era uno di questi e compendiava tutte le caratteristiche che ho elencato”. Con queste parole Enzo Ferrari inquadrava il pilota nato a Tatsfield, piccolo paesino del Surrey, straordinario campione di motociclismo, ma anche fenomeno su in macchina, unico a riuscire a conquistare il titolo mondiale tanto su due ruote che su quattro.
Nato nel 1934, Surtees conosce l’Italia, gli italiani e la loro capacità di costruire mezzi vincenti. Ama le sfide e, forte della sua intraprendenza, ha il coraggio di andare controcorrente, come quando nel campionato del mondo di motociclismo lascia le moto inglesi Norton per le italiane MV Agusta. La scelta lo ripaga da subito dato che al primo tentativo, nel 1956, vince il titolo più prestigioso, quello della classe 500. Nel 1958, 1959 e 1960 Surtees domina tanto la classe 500 che la 350 mettendo insieme in tre anni ben sei titoli iridati.
Nel 1960 è tempo per una nuova sfida: la Formula 1. Seppur non a tempo pieno, John debutta nella massima categoria a quattro ruote dimostrando da subito grande talento: con una Lotus-Climax ufficiale alla seconda gara della carriera, in Gran Bretagna, è secondo, mentre alla terza, in Portogallo, ottiene la sua prima pole position. Alla fine dell’anno Surtees viene contattato da Enzo Ferrari che gli offre un posto nella sua Scuderia ma si sente rispondere dall’inglese che non è ancora pronto per un team così importante. L’accordo si fa alla fine del 1962 in vista della nuova stagione agonistica.
Il sodalizio con Ferrari inizia nel migliore dei modi: John, insieme all’italiano Lodovico Scarfiotti, alla prima uscita con la Scuderia conquista la 12 Ore di Sebring al volante di una 250 P. In Formula 1, con la 156 F1/63, nelle prime cinque gare della stagione è secondo in Gran Bretagna, terzo in Olanda e quarto a Monaco. Il 4 agosto si disputa il Gran Premio di Germania, su un circuito del Nürburgring reso ancora più insidioso dall’inverno particolarmente rigido appena trascorso. Lungo i quasi 23 km della pista gli avvallamenti e le buche si sono moltiplicate rispetto alla stagione precedente e riuscire a spingere al massimo diventa un esercizio ancora più rischioso. Proprio il fondo stradale così dissestato provocherà un numero anomalo di rotture delle sospensioni, con incidenti anche gravi e gravissimi come quelli che capitano a Bruce McLaren e al belga della Ferrari Willy Mairesse, che costa la vita a un volontario della croce rossa, Guenther Schneider.
In qualifica la pole position viene ottenuta da Jim Clark con la Lotus-Climax ufficiale in 8’45”8. Lo scozzese nel 1963 ha vinto tutte le gare disputate sino a quel punto, eccezion fatta per il Gran Prmeio di Monaco, andato a Graham Hill con la BRM, e si appresta a vincere il suo primo titolo mondiale. Surtees in 8’46”7 è il suo primo inseguitore. Il terzo miglior tempo è ottenuto dal promettente Lorenzo Bandini, con la BRM della Scuderia Centro-Sud, ma l’italiano è staccato dal capoclassifica di addirittura 8”5.
Al via Clark scatta al meglio, al contrario di Surtees che imbocca la prima curva in quita posizione dietro alla BRM di Richie Ginther, alla Cooper di Tony Maggs e all’altra BRM di Bandini. Bastano tuttavia pochi giri perché la lotta per la vittoria sia nuovamente ristretta allo scozzese e all’inglese, con il pilota della Ferrari che si rende conto che la Lotus accusa qualche problema di accensione e di tanto in tanto perde colpi. La vettura di Maranello supera Clark a più riprese, ma il pilota della Lotus, quando la sua vettura lo assiste, al Nürburgring non sembra avere rivali e ogni volta si riprende la posizione. Surtees è sbbastanza scaltro da sapere perfettamente che prendere troppi rischi su quella pista così pericolosa e sconnessa sarebbe poco avveduto, quindi si limita a disturbare l’avversario ogni volta che può.
A metà gara si assiste alla resa di Clark, che, subito l’ennesimo sorpasso da parte di Surtees, decide che non è il caso di mettere a repentaglio vita e vettura ricorrendo ad altre acrobazie per stare davanti alla Ferrari. Ha capito che indurre all’errore il sette volte iridato su due ruote non è cosa facile. Per Clark è un unicum: quello in Germania è infatti destinato a rimanere l’unico secondo posto della sua straordinaria carriera.
A questo punto a Surtees basta gestire, e nemmeno la fastidiosa pioggia che comincia a cadere nel corso dell’ultimo giro mette a repentaglio la sua vittoria numero uno nella massima categoria automobilistica. Per la prima volta un pilota capace di vincere nel motomondiale si impone anche in un Gran Premio di Formula 1. Per questo sui giornali si parla già di “Eroe dei due mondi”, ma Surtees per il suo futuro ha in mente piani ben più ambiziosi che metterà in pratica già a partire dalla stagione successiva.