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La strada verso la perfezione

I collaudatori di Maranello svolgono un ruolo fondamentale in ogni step dello sviluppo di una Ferrari, dalle prime idee per un nuovo modello alla prototipazione fino alla produzione finale
Words: Alessio Viola - Photos: Pietro Masturzo

“Date a un bambino un foglio di carta e dei colori e chiedetegli di disegnare un’automobile, sicuramente la farà rossa”, diceva Enzo Ferrari con malcelato orgoglio. E se qualche anno dopo, a quello stesso bambino, chiedete cosa vorrà fare da grande, la risposta sarà semplice e concisa: il collaudatore della Ferrari. 


Un mestiere che prende spunto dalla passione con forti connotati romantici, ma dove il talento, da solo, non basta. L’X factor è imprescindibile, ma le attitudini naturali devono poi essere incanalate nella giusta direzione. Perché collaudare non significa solo saper guidare con abilità. Semmai, è comprendere il comportamento dell’auto della quale si sta stringendo il volante, decifrarne le pieghe più sottili, capire come e quanto si potrebbe migliorarlo.


L'intero team dei Collaudatori Ferrari riunito per una foto di 'famiglia' a Maranello

A supportare lo sviluppo delle competenze e della maturità di ciascun collaudatore Ferrari, c’è la Scuola dei Mestieri, una sorta di accademia interna all’azienda che dal 2009, con l’aiuto di tutor e docenti che sono a loro volta dipendenti, si occupa di migliorare la preparazione tecnico- professionale di operai e impiegati. Dopotutto, a Maranello si diventa collaudatori quasi esclusivamente con un percorso di crescita interno.


Per cominciare, si è inseriti nel team della Qualità: 21 professionisti gestiti dall’ingegnere Alessandro Bianchi, che rappresentano l’ultimo filtro rispetto al cliente. Il primo giorno, mentre spingi la Rossa fuori dai cancelli dello stabilimento per i test finali, devi affrontare il famigerato avvallamento che mette alla prova ogni Ferrari che lascia Maranello. È una specie di rito di iniziazione, ma che consente di decifrare gli input cruciali che l’auto restituisce – un mix di rumore e movimenti della scocca – dando un’idea del suo comportamento generale. 


Una miniera di informazioni, per chi sa interpretare le prime impressioni, che insieme a tutto il resto aiuta il collaudatore della qualità nel suo compito principale: deliberare ogni singolo esemplare. 


Si usano strumenti altamente avanzati per valutare la funzionalità e la sicurezza di guida

Una tensione verso la perfezione, verso l’estremo della performance intesa nella sua accezione più ampia, che Ferrari persegue da sempre e che, a 76 anni dalla sua fondazione, è parte integrante del suo DNA. E di questo il collaudatore è garante. 


Un ruolo che assume sfumature ancora più intense nel caso della squadra Affidabilità, sei persone che, sotto la responsabilità di Claudio Nizzi, sono impegnate quasi senza sosta. 


Lavorano infatti su tre turni che iniziano alle cinque del mattino e si concludono magari a notte fonda. Perché? Il motivo è semplice: discrezione e riservatezza sono fondamentali, dal momento che a loro sono affidati mulotipi e prototipi, rispettivamente vetture che celano sotto false sembianze la meccanica completa di un nuovo modello e auto complete dal punto di vista dello sviluppo, ma che ancora devono essere perfezionate prima di passare alla fase dell’avanserie. 


Un collaudatore Ferrari al simulatore nel reparto R&D Veicolo

In questo senso, gioca un ruolo fondamentale la mappatura mentale tra i collaudatori, un allineamento costante per essere sicuri che, tra colleghi, ci sia una lingua comune. Fondamentale perciò, nel reparto Affidabilità, avere il tempo di riflettere e tradurre in report precisi e ben dettagliati tutto ciò che emerge dalla sessione di guida. 


Non c’è la fretta di parlare con i tecnici per migliorare un setup o per modificare al volo qualcosa che non soddisfa, che è invece parte della quotidianità per i quattordici collaudatori del reparto Sviluppo e Sperimentazione, ovvero coloro che guidano le Ferrari più acerbe. E che hanno il compito, sotto la direzione di Raffaele De Simone, di portarle a maturazione.


È da questa griglia che nasce la macchina. Molte mani, quindi, ma anche diversi luoghi. Se si esclude il team Qualità, che non ha motivo di spostarsi da Maranello, per i team Affidabilità e Sviluppo le trasferte sono abbastanza comuni. 


Come per la produzione dei modelli attuali, la qualità è costantemente controllata durante il processo di restauro delle vetture Classiche

Le loro attività non fanno centro solo su Maranello e sulla pista di Fiorano; per definire fino in fondo un progetto servono anche gli impianti di Balocco, l’anello di alta velocità di Nardò, la bassa aderenza (e le temperature estreme) delle nevi nel Nord della Svezia e il caldo atroce di Dubai. 


Oltre al più pazzesco di tutti i tracciati, il Nürburgring, che in una ventina di chilometri abbondante riassume praticamente tutto ciò con cui l’auto potrebbe misurarsi nell’arco della sua vita. 


A qualunque latitudine, comunque, la missione non cambia e il collaudatore rimane il depositario di quell’alchimia sottilissima, quasi imponderabile, che trasforma un’auto in una Ferrari.