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    Fast Lane: Fons Scheltema

    Today, Fast Lane hears from Fons Scheltema (Kessel Racing), a paddock veteran with sixteen
seasons in the Ferrari Challenge.

    Maranello 08 giugno 2021

    Ai microfoni di Fast Lane oggi risponde Fons Scheltema (Kessel Racing), che con le sue 16 stagioni all’attivo nel Ferrari Challenge è sicuramente uno dei veterani del paddock. La sua benzina è la passione per Ferrari e per il motorsport. La sua livrea è tra le più riconoscibili in griglia e spesso la vediamo impegnata in duello per la conquista di una vittoria, di un podio o di una posizione.

    Sedici anni nel Ferrari Challenge: com’è cambiato il campionato rispetto alla tua prima gara?

    “Oggi è una serie molto più professionale, il livello è più elevato. Quando ho iniziato, nel 2005, noi piloti eravamo, di fatto, amatori. Potevamo sembrare semplici ragazzi con la passione delle corse. Oggi invece siamo alla stregua di veri professionisti, abbiamo istruttori che ci seguono e il livello si è alzato decisamente. Si vede anche dai tempi in pista: i piloti migliori della nostra categoria segnano tempi simili a quelli del Trofeo Pirelli e potrebbero competere tranquillamente con loro”. 

    Dopo tanti anni in pista cosa ti spinge a guidare ancora una Ferrari in questa categoria?

    “Io la penso così: la vita è breve e il mio sogno, fin da bambino, era guidare una Ferrari. Per questo motivo, fino a quando potrò, fino a quando la salute me lo permetterà, me la voglio godere. E poi comunque amo in generale l’ambiente, l’atmosfera: siamo una grande famiglia. Inoltre, ogni anno abbiamo la possibilità di provare circuiti nuovi: la prossima stagione prevede una tappa a Indianapolis, tre anni fa abbiamo corso a Daytona, poi siamo stati ad Abu Dhabi. Insomma, puoi immaginare: è tutto questo che mi porta ogni anno a tornare. La serie nord americana mi piace tantissimo e la mia prima esperienza risale a quattro anni fa a Montreal. E’ stato entusiasmante, qualcosa di speciale”.

    Qual è stata la tua stagione migliore? Non solo con riferimento ai risultati ottenuti, ma magari anche per qualche altro aspetto.

    “Agli inizi non hai la piena consapevolezza di ciò che stai facendo, ti limiti a guidare il più veloce possibile. Poi, col passare del tempo, ti rendi conto di avere determinate possibilità, capisci che puoi raggiungere le prime posizioni. E in effetti credo che il mio anno migliore sia stato il 2012: sono arrivato secondo in classifica e sono stato tra i primi posti dall’inizio alla fine. Quell’anno ha vinto un mio compagno di squadra: ogni gara era un testa a testa, è stata una sfida continua fino alla fine. Una situazione che ha creato anche tensione e ci ha portato ad avere dei battibecchi: ma alla fine siamo rimasti grandi amici. D’altra parte, è proprio questo il bello del Ferrari Challenge: accese sfide in pista, rivalità, ma alla fine, lontani dal circuito, si torna a essere amici, una famiglia”.

    La tua vettura e il tuo casco riprendono l’iconografia dello squalo. Come nasce questa scelta?

    “Quando ero un ragazzino leggevo i fumetti di Buck Danny, un pilota dell’aeronautica militare americana. Sulla punta del suo aereo era disegnato il muso di uno squalo, con tanti denti aguzzi. In realtà credo fosse il muso di una tigre, ma io ero giovane e mi sembrava uno squalo. Nel 2007 ho deciso di riprendere lo stesso stile per la mia Ferrari”.

    Qual è il tuo circuito preferito?

    “Senza dubbio il Mugello. Poi certamente adoro Imola e Brno. Il più significativo, per me, resta però Daytona: correre su questo circuito è stato incredibile. In generale, comunque, ogni circuito ha qualcosa di speciale”.