Mettendo fine a un digiuno che durava dal 1983, la Scuderia conquistava il Campionato del Mondo Costruttori.
Il titolo Piloti, invece, veniva sfiorato all’ultima gara per la terza volta consecutiva. Ma non con Schumacher: il pilota tedesco, forte dei successi di San Marino e Monaco, arrivava nella fase estiva con tutte le carte in regola per riuscire nell’impresa. Ma nel primo giro del Gran Premio di Gran Bretagna, a Silverstone, Schumacher andava a sbattere contro le barriere alla curva Stowe, rimediando la frattura di tibia e perone della gamba destra e sei gare di stop. Il testimone, quindi, passava al compagno di squadra Eddie Irvine. E il pilota irlandese, al volante della competitiva e affidabile F399 – che montava gomme Bridgestone dopo l’addio alla F1 da parte della Goodyear – non si faceva cogliere impreparato. Dopo il successo nella gara di apertura in Australia, Irvine si ripeteva in Austria, Germania – con la collaborazione di Mika Salo, il pilota scelto dalla Scuderia per sostituire Schumacher – e Malesia, grazie anche alla prestazione maiuscola del rientrante pilota tedesco. Irvine si presentava così all’ultima gara di Suzuka in testa al Mondiale Piloti con quattro punti di vantaggio su Hakkinen. Ma il ferrarista non andava oltre il terzo posto, mentre Hakkinen, vicendo il GP del Giappone, veniva coronato Campione del Mondo Piloti per la seconda volta consecutiva.