Peter il Grande

17 febbraio 2017

Nick Mason & Jason Barlow

Nick Mason incontra Peter Gabriel


Inizialmente conosciuto come cantante e autore dei famosissimi e innovativi Genesis, Peter Gabriel ha rinunciato a questi ruoli all'apice del successo per perseguire la carriera di solista, una scelta idealista e coraggiosa ma pur sempre affascinante. Peter Gabriel è molto più di un musicista. Il suo impegno come attivista per le cause umanitarie ha favorito numerose associazioni di volontariato.

 

Forse l'attività più importante è quella per “The Elders”, un'organizzazione istituita da Gabriel e Richard Branson, e inizialmente appoggiata anche da Nelson Mandela, che contribuisce dando visibilità e mettendo a disposizione le proprie competenze a sostegno della pace, per affrontare le principali cause di sofferenza umana e promuovere l'interesse comune dell'umanità.

 

The Official Ferrari Magazine: Il suo ex collega dei Genesis, Mike Rutherford, pensa che lei sia un batterista frustrato…

Nick Mason: Sì, l'ho sentito dire da Mike. Questo fa sorgere una domanda, lo è? E perché?

Peter Gabriel: [sorride] Puoi suonare la batteria. E quando lo fai con molta energia, fai molto rumore…

NM: Avete dei conflitti irrisolti? Da un punto di vista sociologico, il percussionista è l'unico che non può suonare da solo, può solo far parte di un gruppo.

PG: [ride] Dico sempre ai ragazzi che è importante imparare a suonare la batteria prima di tutto. Perché se riesci a comprendere la “sensazione”, si crea un legame fisico che ti permette di entrare in contatto con la musica – tutto il resto viene dopo. Ho sempre avuto un'ossessione per la batteria. Il brano di Sandy Nelson Let There Be Drums [del 1961] e Keith Moon. Era il Jimi Hendrix della batteria. Ho iniziato come batterista ma facevo schifo…

NM: Questo non mi ha fermato. Quando ha iniziato a scrivere?

PG: In realtà mi è sempre piaciuto scrivere. Mia madre aveva grandi progetti per me ed è tuttora un'appassionata di musica classica. Ho iniziato a scrivere a 12 o 13 anni: mentre ero a scuola sgattaiolavo nell'aula di musica per dedicarmi alle mie faccende.

TOFM: C'è una sorta di amore innato per il ritmo dentro di lei? È stato questo che l'ha spinta verso la musica mondiale e verso i festival WOMAD?

PG: Mi hanno guidato il mio amore per le percussioni e per la voce. Stavo cercando “groove” più interessanti rispetto a quelli della radio di allora. Un giorno mi trovato in treno e mi venne l'idea di far incontrare moltissimi artisti di tutto il mondo nello stesso posto e coinvolgere anche alcune rock band, per attirare un pubblico enorme. Naturalmente, il pubblico fu minimo ma il risultato fu un evento straordinario. Eravamo stati ingenui e ostinati. Speravamo che averlo organizzato sarebbe stato sufficiente a far partecipare le persone. Purtroppo non fu così. 

 

TOFM: Le piacerebbe cominciare adesso?

PG: Penso che sia difficile suonare dal vivo. Ma per chi ha intelligenza e capacità con il materiale visivo e i video è possibile farsi conoscere su YouTube da un pubblico globale, in un modo impensabile per chi ha iniziato a suonare in giro per i pub. È più difficile ma offre maggiori opportunità.

NM: Secondo me, suonare dal vivo è la parte migliore dell'intero processo. 

PG: La vera prova per me è quando sono in viaggio, non è il palco che desidero, ma il mio piano. Per me è molto più semplice creare la musica che scrivere dei testi. Con il passare degli anni si diventa sempre più autocritici.

 

 

TOFM: Ci aspettano ancora delle novità?

PG: Sì, ho molti progetti in piedi e mi sto godendo il momento. Mi vengono proposte numerose collaborazioni e in questo periodo ne accolgo molte. Ho appena collaborato con Richard Russell al suo album [proprietario di XL, etichetta di Radiohead, Jack White e The Prodigy], quasi come un turnista. È un ragazzo intelligente. Skrillex vuole farmi fare qualcosa. Ho registrato un brano con OneRepublic intitolato A.I. Sto cercando di intensificare queste collaborazioni, mi diverto.