Sulle strade di Hanoi

24 marzo 2020

Corrado Ruggeri

Per la prima volta nella storia il Vietnam doveva ospitare un Gran Premio di Formula 1. Accadrà di sicuro il prossimo anno. Nel frattempo noi abbiamo percorso le strade del circuito cittadino su una Ferrari 488 GTB. Alla scoperta di una città ricca di fascino e storia


Il tempo modifica molte cose, ma Hanoi ha saputo conservare un’atmosfera capace di stregare. Come quella che riguarda il culto degli antenati. Chi rispetta la tradizione, in casa ha una stanza con un piccolo altare di fronte al quale bruciano gli incensi, esili fili di fumo – scale invisibili, dicono loro - che collegano la terra al cielo. Capita che i profumi scendano fino in strada: oggi vanno di moda aromi di arancio e cannella.

Hanoi è il Vietnam rimasto quasi puro, dove le donne abbassano gli occhi se capiscono che uno sguardo è un tentativo di seduzione ma alzano la testa e accettano la sfida quando la famiglia o il paese hanno bisogno di loro. La città dedica loro un museo - forse è l’unica al mondo - per celebrare la fatica e la dolcezza femminile.  E c’è una statua bellissima, la Madre del Vietnam, opera di uno scultore affermato, Nguyen Phu Cuong, tre metri e mezzo di una fiera figura femminile che tiene in braccio, poggiato sulla spalla, il piccolo paese nato da poco.

La guerra con gli americani è finita 45 anni fa ma le bancarelle sono ancora piene di Zippo, gli accendini appartenuti ai soldati Usa: su tutti sono incise sanguinarie frasi di guerra. I soldati vietnamiti, invece, erano più romantici: prima di partire, alle fidanzate regalavano fazzoletti con ricami e pensieri d’amore. Il negozio era il Tam My in Hang Gai street: c’è ancora, ora vende lenzuola e tovaglie. Il gioiello della capitale vietnamita è il Quartiere Vecchio, quello che i francesi chiamarono Cité Indigène, un intrico di Trentasei tortuose strade dei mestieri, dove si scolpiscono lapidi o intrecciano stuoie, dove si lavorano gli argenti o si affidano al vento gli aromi delle erbe. Vicoli che nascono e muoiono in cortili ombreggiati, rumori, profumi, ceste, sandali, ingorghi di motorini, ristoranti attrezzati sui marciapiedi, amache stese a regalare un riposo, mercati, pesci che saltano nelle vasche, barbieri all’aperto.

Sosta consigliata al Sofitel Legend Metropole, il più sofisticato degli alberghi di Hanoi, dove Graham Greene scrisse "Un americano tranquillo". Atmosfera coloniale che fa rivivere quei tempi. Ma per un’esperienza davvero locale si va al Giang Cafè dove si gusta il miglior caffè all’uovo, una stravaganza vietnamita. Oltre la modernità apparente, fatta di grattacieli e Internet cafè, resiste rocciosa l’Hanoi antica, quella del serpente nell’alcol, considerato una specie di viagra naturale, o dell’eleganza confuciana del Tempio della Letteratura, costruito nel 1070: incisi nella pietra, si leggono ancora i nomi degli allievi più bravi di allora.

E poi, il Mausoleo di Ho Chi Minh. La visita dura un attimo: non entra chi è vestito in modo meno che rispettoso, vietate le foto e le riprese, vietato parlare e stare con le mani in tasca. Un sacrario laico, dove davanti alla morte del corpo si celebra la vita di un grande condottiero. Non fu lui a indicare la via seguita oggi, quella di un cosiddetto “socialismo di mercato”. Il Vietnam che può rincorre piccoli e grandi lussi e dove l’Italia piace moltissimo: con la moda, il cibo, il vino, le auto, l’arredamento.

Ma anche Hanoi sa proporre le sue eccellenze. L’arte, ad esempio. All’inizio del secolo scorso la Francia istituì una scuola di Belle Arti senza imporre lo stile europeo ma favorendo la contaminazione con le tradizioni locali, lacche comprese. Ne è nata una scuola vietnamita e basta fare un giro per le gallerie d’arte - da non perdere la Apricot,– per ammirarne le suggestioni. Dove si possono ammirare opere come quelle di Nguyen Than Binh, pittore famoso, che ha come tema preferito figure femminili in Ao Dai, abito tradizionale, elegante e malizioso, una sorta di pigiama palazzo con profondi spacchi nella lunga blusa che scende fin quasi alle caviglie. Lo usano, completamente bianco, anche le studentesse dei licei ed è l’immagine iconica del Vietnam, con splendide rielaborazioni della stilista Minh Hanh.

Anche il cibo rincorre la semplicità e merita almeno un assaggio il Pho, zuppa di erbe, carne e noodles: costa un euro, si mangia ovunque, a ogni ora, è deliziosa, sufficiente per saziare anche chi è abituato a pasti sostanziosi. Nutre l’animo lo spettacolo delle marionette d’acqua, unico al mondo. Dura un’ora: ma dieci minuti bastano per tutta la vita. Infine, la passione vietnamita per le auto rosse: sono convinti portino fortuna. Anche per questo tifano Ferrari e potranno finalmente mostrare tutta la loro passione all’inizio di Aprile, quando Hanoi ospiterà il primo Gran Premio del Vietnam.

 

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