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IN CIMA ALL'EUROPA

SCHETTY VINCE L'EUROPEO MONTAGNA

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1969IN CIMA ALL'EUROPA
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1969Il dominio nell’endurance

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SCHETTY VINCE L'EUROPEO MONTAGNA

Peter Schetty, è svizzero, giovane, benestante, con alle spalle una famiglia proprietaria di un’azienda tessile, che lo vorrebbe alla guida della società assieme al padre. Lui però ha la passione per le corse, e si fa notare per le sue doti diventando nel 1966 vicecampione d’Europa della Montagna, nella categoria GT.

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Quando termina gli studi, con una doppia laurea, firma un contratto da pilota ufficiale con l’Abarth. Nel 1967, a venticinque anni, si classifica al 3° posto del Campionato Europeo della Montagna. Karl Abarth vorrebbe ovviamente riconfermarlo e gli fa disputare nel 1968 alcune gare Sport, dove Schetty ottiene alcune vittorie. Quello scopritore di talenti che è Enzo Ferrari, però, ha già messo gli occhi sul giovane svizzero e lo ingaggia in anticipo per l’anno successivo. Schetty gode di buona reputazione tra gli addetti ai lavori; è serio, metodico e veloce, tanto da impressionare Paul Frère che lo ha come allievo nella Scuola di Pilotaggio Hanseat al Nürburgring. Quando Enzo Ferrari lo chiama a Maranello, è un po’emozionato e nervoso, ma tutto va per il meglio: firma un accordo con la Scuderia per sviluppare la 212 E, con la quale corre il Campionato Europeo della Montagna 1969, ma collauda anche la 312 P per il Mondiale Sport Prototipi, con cui disputa la 1000 km di Monza e la 24 Ore di Spa pur senza vedere il traguardo a causa degli errori dei suoi compagni d’equipaggio. La stagione nelle cronoscalate è trionfale, con sette successi in sette corse e la conquista del titolo Europeo, davanti all’ Abarth di Arturo Merzario.

La squadra è composta da Schetty, dall’ingegner Marelli della Ferrari, due meccanici e pochi ricambi. Niente motore di scorta: si fa tutto in economia e non è consentito sbagliare! Il pilota svizzero vince in Spagna a Montseny, in Germania a Rossfeld , in Francia al Mont Ventoux, in Italia alla Trento-Bondone, poi ancora in Germania, a Friburgo, nell’altro appuntamento italiano, la Cesana-Sestrière, e Ollon-Villars, sulle montagne di casa. La Ferrari 212 E, numero di telaio 0862, è realizzata appositamente per partecipare alle gare in salita del Campionato Europeo della Montagna. Il suo 12 cilindri boxer da due litri e 300 CV a 11.800 giri/minuto, un range elevato per l’epoca, deriva dal motore di Formula 1 utilizzato nel Campionato del Mondo 1965. L’auto è bassa e compatta, agile sui tornanti di montagna. Ha un’aerodinamica molto curata e una livrea che ne enfatizza la grinta: completamente rossa, senza nessuno sponsor, con un grande alettone posteriore e due alette laterali sul muso. Schetty collauda anche la Dino 246 per la Tasman Cup e il motore 3.0 12 cilindri Boxer per la F1 1970. L’anno successivo fa parte della squadra per il Mondiale Marche e ottiene alcuni piazzamenti, mentre la 212 E viene venduta al pilota privato Edoardo Lualdi-Gabardi, che vince il Trofeo della Montagna. Alla fine del 1970 Ferrari propone a Schetty di diventare team manager e tester, senza più correre. Schetty accetta e per dueanni, nel 1971 e ’1972, segue il team nel Mondiale Marche. Il 1971 è povero di risultati a causa dei troppi errori dei piloti, ma nel 1972 con la 312 PB 3 litri non ce n’è per nessuno: la squadra vince 10 gare su 11 e il titolo iridato. Nel 1973 Schetty decide che è tempo di tornare all’azienda di famiglia e abbandona dunque il mondo delle corse.

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I capolavori del 1969