È il 26 agosto 1977 quando la Formula 1 scende in pista per le prime prove del Gran Premio d’Olanda, 13° appuntamento del Mondiale più lungo della storia, ben 17 gare. Niki Lauda arriva a Zandvoort, circuito cha si affaccia praticamente sul mare, con un vantaggio rassicurante in campionato: 16 punti di vantaggio sul sudafricano Jody Scheckter, autore di una partenza straordinaria con la neonata Wolf ma che ora pare in netto calo di rendimento, e 20 sul suo compagno in Scuderia, l’argentino Carlos Reutemann.
Fin da subito sulla pista olandese la vettura di riferimento pare la Lotus, in particolar modo quella di Mario Andretti. È proprio lo statunitense ad ottenere la pole position dando oltre mezzo secondo al primo degli inseguitori, il francese Jacques Laffite con la Ligier. Lauda è quarto a nove decimi, preceduto anche dalla McLaren del campione del mondo in carica James Hunt. L’austriaco come sempre è estremamente razionale, tanto in pista che nelle dichiarazioni dopo la qualifica: “Per domani non bisogna farsi illusioni. Andretti ha già vinto. Io starò ad osservare cosa faranno gli altri, Laffite e Hunt non hanno nulla da perdere e magari potranno dare un po’ di fastidio a Mario. Io ho come unico obiettivo quello di portare a casa dei punti”.
La griglia di partenza è ancora più colorata del solito, dal momento che a segnare le piazzole di partenza che ciascun pilota deve occupare ci sono dei grandi cartelli raffiguranti le riproduzioni dei caschi dei vari piloti che sono sorretti da avvenenti ragazze i cui capelli sono furiosamente agitati dal vento che spira dal mare e che è contrario alla direzione di marcia. Questo ha indotto i team, nel corso di una sessione di warm-up che si è svolta alle 13.15, a parzializzare le prese d’aria con del nastro adesivo e ad accorciare la rapportatura della quinta marcia, altrimenti si rischia di non riuscire a sfruttare tutta la potenza die motori.
La luce rossa del semaforo dura solo qualche istante prima di lasciare spazio al verde: le vetture scattano tutte bene: Andretti si muove meglio di Laffite, ma in modo ancor più fulmineo parte Hunt che alla prima curva, un tornantone che gira verso destra leggermente parabolico, riesce ad infilarsi davanti a tutti. Andretti è quasi sorpreso e ha un’esitazione che permette anche alla Ligier di passargli davanti. Il pilota americano di origine italiana si lancia all’inseguimento dei piloti davanti, mentre Lauda è quarto seguito da Reutemann.
Al terzo passaggio la Lotus supera Laffite e si mette in caccia della McLaren. Al quarto, in curva 1, Andretti prova a passare all’esterno ma Hunt resiste. Lo statunitense allora si rimette in scia e alla tornata successiva ritenta la stessa manovra essendosi riuscito ad affiancare meglio al pilota inglese. Hunt però non è uno tenero di cuore e non si muove dalla traiettoria che ha deciso di seguire: lo scontro e inevitabile. La McLaren si solleva da terra e ripiomba pesantemente sul cordolo in uscita dalla curva, mentre la Lotus si esibisce in un testacoda completo riprendendo la via della pista dopo che sono sfilate la Ligier di Laffite e le due Ferrari. Lauda aveva dunque fatto una disamina perfetta dello scenario alla partenza.
Per Hunt la gara si chiude lì, la vettura ha subito dei danni e l’inglese scende dalla McLaren inveendo. Andretti invece inizia la sua rimonta, consapevole di avere la vettura migliore. Raggiunge Reutemann e lo scavalca alla decima tornata. Lauda comincia dunque a vedere la sagoma nera della Lotus farsi più grande negli specchietti retrovisori. L’austriaco però si difende, a costo di girare più piano, a tutto vantaggio di Laffite che guadagna terreno giro dopo giro. Al 14° passaggio Lauda ha è libero di spingere: Andretti procede infatti lentamente con il motore rotto. Libero di pensare solamente alla pista davanti a sé Niki riprende il terreno che aveva dovuto concedere a Laffite e lo supera per la prima posizione al giro 22. Più indietro l’altra Lotus dello svedese Gunnar Nilsson inizia a rimontare fino a mettersi nella scia di Reutemann al punto di tamponarlo a causa di una sbagliata valutazione in una staccata. La Lotus resta imprigionata nella ghiaia della via di fuga, mentre la Ferrari riesce a tornare ai box ripartendo molto attardata.
Nel finale Lauda gestisce con cautela la propria vettura, al punto che Laffite riduce visibilmente il distacco, ma l’austriaco ha tutto sotto controllo e taglia il traguardo per primo compiendo un altro passo verso il titolo mondiale che a questo punto può arrivare già nel prossimo Gran Premio d’Italia. Al terzo posto si piazza Scheckter, mentre Reutemann riesce ad acciuffare il punto che spetta alla sesta posizione. Per Lauda, che aveva eguagliato Alberto Ascari vincendo in Sud Africa all’inizio dell’anno e lo aveva superato imponendosi in Germania, ad Hockenheim, è il successo numero 15 con la Ferrari. Questa gara è l’ultima vinta da Niki con la Scuderia, ma il suo record rimarrà imbattuto per oltre venti anni, ovvero fino all’arrivo nel team di un ragazzo che parlava la stessa lingua ma sfoggiava una bandiera diversa: il tedesco Michael Schumacher.