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Quando la Targa arrivò in città

12 ottobre 2020

Dirk Cussler

In questi giorni (dal 15 al 18 ottobre) si svolge lungo le affascinanti strade siciliane la Targa Florio Classica. Per rendere omaggio a questa leggendaria competizione, un noto scrittore americano ricorda la vittoria della Ferrari alla Targa Florio del 1948, immaginando come tale evento fosse profondamente radicato nella quotidianità.


“Mamma, dov’è Francesco?” La ragazzina di otto anni tirò il grembiule di sua madre con una presa vigorosa. Gli occhi da cerbiatto, scuri come il colore dei suoi lunghi capelli, guardarono verso l’alto con curiosità. Sua madre, comprensiva, lavando a mano una pila di piatti della colazione, sbirciò fuori dalla finestra della cucina verso il piccolo cortile. “Temo che il cancello laterale sia stato lasciato aperto, Luisa. Deve essersi concesso due passi in giro per la città. La passeggiata”. La bambina lasciò la presa sul grembiule e corse verso la porta d’ingresso. “Dov’è papà?” urlò. “Dobbiamo andare a cercarlo!” “Papà è andato a guardare il Giro. Ora non uscire in strada”, le urlò la madre, ma la vivace bambina dal vestitino a quadretti blu era già corsa giù dalle scale anteriori, lasciando sbattere la porta d’ingresso alle sue spalle.

Luisa fissò la strada acciottolata alla ricerca del suo amato beagle. Francesco era ancora un cucciolo, ma con una grande brama di libertà, e alla ricerca di quella briciola di pane che sarebbe potuta cadere sulla strada fuori di casa. “Francesco!” chiamò con voce stridula, ma non apparve nessun cane. Spuntarono invece diversi cittadini di Enna che si precipitavano tutti nella stessa direzione, verso l’estremità occidentale della città; l’aria si riempì di un chiacchiericcio al passaggio di tre uomini. “È difficile credere che siano passati otto anni dall’ultima Targa”, sentì dire a uno di questi. “Io scommetto su Biondetti”. “No, no, Biondetti è troppo vecchio”, replicò un altro. “Il giovane Ascari è quello da tenere d’occhio”.

“Troppi piloti nuovi dopo la guerra”, si rammaricò un altro. Le loro voci sembravano biascicate e Luisa si chiese se avessero bevuto di prima mattina. Si girò dalla parte opposta, inerpicandosi lungo la leggera pendenza della strada principale della città fino a raggiungere una piazza aperta. Una serie di bandierine dai colori allegri era appesa sopra la piazza, mentre le fitte pietre della pavimentazione sembravano essere state liberate dalla polvere e dalla sporcizia di cui erano solitamente ricoperte. Passeggiò verso il lato opposto, dove un muro di colonne in calcare faceva da guardia alla cima di un’improvvisa scarpata. Enna era situata proprio nel cuore della Sicilia, su un alto promontorio. Solo gli imponenti pendii grigi dell’Etna a est superavano le altezze della città.

Luisa camminò fino al muro e guardò verso l’esterno. Al di là del burrone si apriva un ampio panorama pieno di placide colline tondeggianti. Strizzando gli occhi per il sole del mattino, riusciva a vedere le distanti acque blu del Mar Tirreno. Il mare solitamente vuoto era punteggiato di barche provenienti dalla terraferma, che si affollavano intorno alla città costiera di Palermo. Scintillava come uno zaffiro, pensò, che avvolge tutta l’isola, proprio come una grande corona. Luisa si staccò dalla vista vertiginosa e si fece strada fino a uno degli appartamenti in stucco che circondavano la piazza. La casa di sua nonna era facile da riconoscere, annunciata da un paio di vasi d’argilla traboccanti di bocche di leone, con i loro fiori color magenta che esplodevano come fuochi d’artificio sotto il caldo sole siciliano.

“Nonna, nonna, hai visto Francesco?” chiese, irrompendo dalla porta senza bussare. “È scappato di nuovo”.

Un’esile donna anziana con luminosi occhi grigi era seduta su una poltrona di pelle e leggeva il giornale. Il sound di un gruppo italiano che suonava un motivetto di Tommy Dorsey risuonava da una grande radio Philco alle sue spalle. Sorrise mentre la ragazzina si faceva strada verso il piccolo salotto. “Santa Maria, chi è che sta facendo irruzione in casa mia!” esclamò la donna fingendo rabbia. “Sono io, Luisa”, spiegò la bambina. “È scappato di nuovo. Il mio Francesco”. L’anziana donna diede un colpetto sulla testa della bambina. “Quel cane senz’altro ama esplorare la città”.

“Lo hai visto?” “No, temo che non sia venuto per un cannolo oggi, ma si farà vivo. Oggi gli conviene stare lontano dalle strade, però. E anche a te”, affermò con premura familiare. Luisa abbassò lo sguardo. “Dove potrebbe essere?” “Beh, se fossi un cane, farei visita al negozio del signor Volpini” “Il macellaio?” L’anziana annuì. 

Come un fulmine, la bambina partì di nuovo, correndo fuori dalla casa e attraverso la piazza. Dietro l’angolo trovò la bottega del macellaio, ma era chiusa quel giorno. Un gabbiano sperduto volteggiava sopra di lei. Ma nessun beagle in vista. “Francesco!” chiamò, la sua voce più debole per la disperazione. In ascolto per sentire il suo latrato familiare, sentì solo un profondo brontolio echeggiare lungo le vicine colline. Fece ritorno alla piazza e si sedette sul bordo del marciapiede. La città era vuota e improvvisamente si sentì molto sola. Le lacrime le riempirono gli occhi, poi le solcarono le guance mentre continuava imperterrita a mormorare il nome del cane. Il rombo divenne più forte, fino a diventare riconoscibile come i meccanismi di un veicolo in corsa che si avvicinava sempre di più, finché il ruggito del motore venne sostituito da uno stridio di ruote. Il suono rombante del veicolo andò scemando per un attimo, poi riprese, lieve in un primo momento, per crescere ancora in un fragore. Poi apparve. L’auto comparve all’improvviso da dietro l’angolo, diversa da qualsiasi altra vettura che Luisa avesse mai visto prima. Era snella e arrotondata, con una minacciosa griglia anteriore orizzontale che ricordava le fauci aperte di uno squalo. Sebbene coperta dalla polvere della strada, la pelle rosso sangue della vettura trasudava velocità e potenza. Suo padre l’avrebbe riconosciuta - una Ferrari 166 Sport costruita a mano a Maranello - ma per Luisa si trattava di una creatura meccanica terrificante, eppure di una strana bellezza. Percorse la curva con uno stridio di ruote, con le teste dei due piloti che spuntavano dal tettuccio aperto.

Il pilota, un uomo dai capelli castani che indossava occhialini e un berretto da corsa in tessuto, fece salire di giri il motore scalando le marce. L’auto iniziò allora ad accelerare finché il pilota vide la ragazzina in lacrime seduta sul marciapiede. Gli pneumatici stridettero di nuovo, questa volta quando il pilota attivò i freni. 

L’auto si diresse proprio verso di lei, poi sterzò improvvisamente e si arrestò all’ultimo secondo. Una nube di polvere circondò l’auto, ma quando si depose la ragazzina distinse un grande numero dipinto sul fianco della portiera: 36. Perché avesse notato il numero non lo sapeva, visto che qualcosa che le stava molto più a cuore era visibile all’interno dell’auto: era Francesco, in braccio al passeggero! Il co-pilota, un uomo affascinante con occhi profondi, passò il cane bruno da sopra la portiera alla ragazzina sorpresa. “Ciao, bella!” disse facendole l’occhiolino. Poi le ruote stridettero un’altra volta, lasciando una scia nera sul selciato quando la bestia rossa si lanciò sulla strada. Luisa rimase in piedi, scioccata, tenendo il cane stretto contro il petto. Chiuse gli occhi, inalando l’odore di polvere sul manto dell’animale, mischiato allo scarico dell’auto e all’odore di gomma bruciata. Era stato tutto un sogno? La ragazzina sentì la calda sensazione della lingua del cane sulla sua guancia e aprì gli occhi. Precipitandosi sulla strada, si girò e salutò con la mano l’auto che svaniva in lontananza, con le lacrime ormai asciutte e un sorriso sul viso.

L'autore

Dirk Cussler è il coautore di otto romanzi d'azione sulle avventure di Dirk Pitt, pubblicati in più di quaranta Paesi.

Il suo ultimo libro, “Celtic Empire”, è stato pubblicato a marzo e ha trascorso sette settimane tra i bestseller del New York Times, mentre ha raggiunto la prima posizione nella lista del Sunday Times nel Regno Unito. Quando non scrive, Cussler è a capo della National Underwater and Marine Agency, una fondazione non-profit dedita alla storia marittima e alla scoperta dei relitti storici. Appassionato di auto d'epoca, possiede due marchi italiani nella sua collezione in Colorado e desidera ardentemente la sua prima Ferrari.

12 ottobre, 2020