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60 anni di capolavori a motore centrale

Ritorno al futuro

Sessant’anni fa una Ferrari 246 SP registrò la prima grande vittoria di una vettura a motore centrale del Cavallino Rampante. Oggi torniamo sul luogo di quella conquista, ossia la tortuosa corsa su strada Targa Florio in Sicilia, questa volta a bordo di una Ferrari a motore centrale ma contemporanea, la F8 Spider
Di Ben Pulman
Foto - Giuliano Koren
Video - Max Morelli

ALLA GUIDA DELLA F8 SPIDER, MENTRE CI LASCIAMO ALLE SPALLE LE EX TRIBUNE E LA CORSIA DEI BOX DELLA TARGA FLORIO, SIAMO AVVOLTI DA ESPERIENZE SENSORIALI INTENSE.

Lungo un percorso che si snoda attraverso la campagna siciliana, la convertibile giallo brillante avanza con un’intensità sconvolgente, i cambi di marcia istantanei assicurano un’energia ininterrotta e il rombo intenso del V8 riverbera sugli edifici storici che ci lasciamo rapidamente alle spalle.
Ogni punto di contatto amplifica le sensazioni: la risposta dell’acceleratore, la reazione del paddle ad ogni cambio e l’immediatezza dello sterzo che immerge il muso in ogni curva. E con il tetto rigido ripiegabile riposto ordinatamente sotto il pannello posteriore – una meraviglia di “packaging” resa possibile dalla posizione ribassata del motore a otto cilindri – il suono di aspirazione e di scarico si riversa all’interno dell’abitacolo per avvolgerci.

Eppure, anche se qualsiasi momento a bordo della F8 Spider può fornire questa scarica di adrenalina, la guida di oggi suscita una connessione emotiva ancora più forte. Ci troviamo in Sicilia, sull’asfalto che un tempo costituiva un giro tortuoso della Targa Florio a ripercorrere i passi di una famosa vittoria Ferrari 60 anni fa.

Scatenata sulle stesse strade dove la prima auto sportiva a motore centrale Ferrari corse (e vinse), la F8 Spider è una compagna fenomenale su cui ripercorrere un capitolo cruciale della storia della Casa di Maranello

Fu qui che, il 30 aprile 1961, Ferrari presentò due versioni della sua nuova auto sportiva, la 246 SP. Sviluppato insieme alla nuova monoposto di F1 della Scuderia per quella stagione, per la prima volta il motore veniva collocato dietro il pilota – una svolta significativa per Ferrari, e per Enzo stesso, che aveva tradizionalmente progettato “i buoi davanti al carro”.

Ma il cambiamento diede risultati immediati. Quell’anno la nuova 156 dominò il campionato di Formula 1, i piloti della Scuderia conquistarono il 1° e il 2° posto e anche la squadra finì in cima alla classifica dei costruttori – e in Sicilia la nuova sportiva primeggiò.

Intrinsecamente ben bilanciata, era leggera, con un corpo in alluminio che la aiutava a pesare meno di 600 kg. In combinazione con un potente V6 e innovazioni aerodinamiche come il “naso di squalo” (visto anche sulla monoposto) e uno spoiler posteriore, era una macchina da corsa compatta, veloce e agile.
Una delle due 246 SP non vide la fine del primo giro per colpa di un incidente, ma l’altra – nelle mani di Wolfgang von Trips e Olivier Gendebien – combatté una lunga battaglia con Porsche e piloti del calibro di Stirling Moss, Dan Gurney e il futuro due volte campione di F1 Graham Hill.

Durante le sette ore di gara, i compagni di squadra Moss e Hill si dimostrarono gli avversari più duri, ma mentre von Trips e Moss mettevano a segno i giri più veloci, la macchina di quest’ultimo subì un guasto alla trasmissione a 7 km dalla fine. Con la vittoria in vista, von Trips non mollò e stabilì un altro record sul giro quando raggiunse la bandiera. Il secondo classificato arrivò con oltre quattro minuti di distacco.

Il successo immediato della 246 SP avrebbe influenzato Ferrari, sia su pista che su strada, per decenni a venire. Seguirono altri modelli e altre vittorie in gara, mentre la Casa di Maranello lanciava la sua prima auto stradale a motore centrale, la Dino 206 GT, nel 1967, seguita dalla 365 GT4 BB a 12 cilindri nel 1969. Ma fu con la 308 GTB del ’75 che Ferrari diede vita a una stirpe ininterrotta di auto sportive con motore centrale V8 che continua tutt’oggi con la F8.
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1961 Targa Florio

Olivier Gendebien smiles for the camera after congratulating teammate Wolfgang von Trips following the pair’s 1961 Targa Florio victory

Olivier Gendebien (con la tuta bianca) sale a bordo della Ferrari 246 SP dopo essersi congratulato con il compagno di squadra Wolfgang von Trips (seduto) per la vittoria della coppia alla Targa Florio del 1961

Il percorso della Targa Florio affrontato nel ’61 è una serie infinita di curve, e le strade sono rimaste praticamente immutate in sei decadi: sono strette, poco asfaltate, costantemente tortuose, ondeggiano sulle colline prima di inerpicarsi verso la catena delle Madonie. Eppure la nostra Ferrari le affronta con facilità.

Sul manto stradale sconnesso, la rigidità del telaio e la compostezza delle sospensioni offrono comfort e controllo. I cambi di direzione sono lesti e urgenti, l’equilibrio è impeccabile con le parti mobili metalliche che generano 720 CV concentrati tra gli assi e dietro il pilota. E le curve costanti incitano a una danza avanti e indietro tra l’immediatezza dei freni e la potenza istantanea di un motore con nessun turbo lag. Un motore che, quando si scatena, ti porta sempre più avanti con una spinta apparentemente infinita.

Oggi il nostro ritmo è un po’ inferiore a quello di von Trips e Gendebien. Il duo belga-tedesco avrà anche completato l’anello di 72 km dieci volte, ma il record sul giro scese costantemente. I due si concentrarono solo sulla strada, cercando gli apici da tagliare e i meandri delle curve da raddrizzare, mentre noi ci prendiamo il nostro tempo e ce lo godiamo appieno.

L’ampio parabrezza consente di posizionare la F8 Spider nelle curve con fiducia, il tetto aperto inonda l’abitacolo con il calore del sole e l’aroma delle colline ondulate, e il nostro ritmo oscilla tra tranquillo e serio. A volte procediamo dolcemente attraverso antiche cittadine in cima alle colline, e la vista di una Ferrari gialla fa girare la testa. In altri momenti la nostra velocità aumenta e sfruttiamo la potenza e il portamento della F8 Spider mentre le strade ondeggiano e serpeggiano avanti e indietro attraverso il bellissimo e lussureggiante paesaggio.

Una serie infinita di curve che si snodano tra le montagne delle Madonie in Sicilia costituisce ogni giro di 72 km del percorso della Targa Florio del 1961. Oggi le strade sono praticamente immutate, e non meno piacevoli

I piloti di Ferrari eseguirono migliaia di cambi di marcia in quell’ultimo giorno di aprile del 1961, affrontando costantemente una sfilza di oltre 50 auto più lente, e furono finalmente in grado di tirare un sospiro di sollievo solo quando von Trips entrò nella corsia dei box e Gendebien saltò a bordo per congratularsi con lui.

Con sistemi di controllo della dinamica all’avanguardia che integrano alla perfezione motore, telaio e prestazioni aerodinamiche, la nostra esperienza al volante è molto meno ardua. Ma trovarsi su queste strade, con la loro storia, e al volante di una Ferrari con motore centrale con la capote aperta, rimane un’esperienza davvero speciale.

Ciò che è iniziato qui 60 anni fa è destinato a continuare...