È il 22 maggio 1955 e nel Principato di Monaco si disputa per la seconda volta un Gran Premio di Formula 1 dopo quello nel quale la Scuderia Ferrari, nel 1950, aveva fatto il proprio debutto nel Mondiale. Al via c’è anche un pilota di casa, Louis Chiron, che fino all’avvento di Charles Leclerc sarebbe rimasto l’unico pilota monegasco a ottenere un podio nella massima categoria automobilistica. Quel giorno Chiron diventa il pilota più in là con gli anni a prendere il via in un Gran Premio: ne ha 55, 9 mesi e 19 giorni, un record destinato a rimanere imbattuto.
In qualifica le monoposto della Scuderia Ferrari arrancano. Ad ottenere la pole position è il campione del mondo in carica Juan Manuel Fangio , con la Mercedes, mentre il migliore del team di Maranello è il francese Maurice Trintignant, con la 625, in nona posizione. Giuseppe Farina con la seconda 625 è 14° davanti a Taruffi, con la 555. Lo statunitense Harry Schell scatta 18°.
Al via le Mercedes di Fangio e del britannico Stirling Moss prendono il comando davanti alle Lancia di Alberto Ascari ed Eugenio Castellotti. Trintignant scatta bene e presto supera la Maserati dell’argentino Roberto Mieres, quella di Luigi Musso nonché la Lancia di Luigi Villoresi. Al 40° giro Fangio e Moss precedono la Maserati del francese Jean Behra, Ascari e Trintignant, che gira su un passo costante e pensa a salvaguardare la meccanica della propria vettura.
Poco prima di metà gara Behra è costretto a rientrare ai box per sistemare un raccordo dell’olio e perde un giro, mentre poco dopo ad alzare bandiera bianca è il leader della corsa Fangio che deve abbandonare per la rottura del ponte della sua Mercedes. Moss è dunque al comando davanti ad Ascari e Trintignant.
Il campione inglese continua a spingere come un forsennato, nel tentativo forse di doppiare anche Ascari, rimasto l’unico pilota a pieni giri, ma a venti tornate dal termine il motore della sua Mercedes gli presenta il conto e lo costringe a fermarsi. Ascari sta dunque per diventare leader della corsa ma, forse a causa di un problema a un freno, e complice anche l’olio sparso in pista da Moss, il campione italiano perde il controllo della sua Lancia e finisce in mare. Dirà poi di aver scelto deliberatamente quel tuffo perché valutato come l’opzione a minor rischio rispetto al finire contro un muretto o allo schiantarsi su una piccola tribuna. È la scelta corretta dal momento che, nonostante l’incidente spettacolare, Ascari se la cava con la rottura del setto nasale e qualche contusione.
A quel punto a condurre è il regolare Trintignant che deve difendersi dal ritorno di Castellotti con la seconda Lancia. Il pilota italiano riduce il distacco ma non riesce a prendere la Ferrari che Trintignant ha preservato per tutta la gara e ora concede al suo pilota un ritmo più che dignitoso. Castellotti arriva fino a dieci secondi da Trintignant, ma alla fine deve arrendersi. Maurice, coltivatore di viti a Nimes e zio dell’attore Jean-Louis, conquista la sua prima vittoria in Formula 1 e regala alla Scuderia il successo numero uno dei nove ottenuti sin qui nel Principato. Qualcuno può arguire che Trintignant abbia beneficiato dei guai meccanici altrui, ma dopotutto lo stesso Enzo Ferrari era uso dire: “La macchina da corsa perfetta è quella che si rompe un attimo dopo il traguardo”, e la 625 quel giorno a Monte-Carlo era stata la miglior vettura a passare sotto la bandiera a scacchi.