Francesco Castellacci celebra la sua decima Le Mans con un casco speciale
Le Mans 13 giugno 2025
Correre dieci 24 Ore di Le Mans è un traguardo che merita di essere celebrato. Prima ancora di salire in vettura, Francesco Castellacci ha deciso di farlo con una versione speciale, da lui disegnata come del resto tutte le altre, del suo casco. “E’ tutto cromato – ci racconta nel paddock del Circuit de la Sarthe – e ricorda il mio primissimo casco, quello che utilizzavo in Formula Azzurra nel 2004-2005, la mia prima esperienza su una monoposto”. Gli altri stilemi distintivi del 38enne pilota romano ci sono tutti “a partire dalla Lupa, simbolo della mia città, il Tricolore, le ali gialle che ricordano il simbolo della scuola federale ACI Sport”. E poi l’immancabile numero 4, giorno e mese della sua data di nascita, e la scritta celebrativa del decennale, “10 Years Le Mans” con il logo della iconica corsa francese.
Francesco, inutile far finta di nulla, non sarà una Le Mans come le altre.
“Dieci volte sono obiettivamente tante. Quando ho iniziato non avrei immaginato di arrivare a correre per ben dieci edizioni la 24 Ore di Le Mans, di cui ben nove consecutive al volante di una Ferrari”.
Come sei cambiato in questi anni e come è cambiato il tuo approccio a questa gara.
“Le Mans è una gara diversa da tutte le altre, difficile, dove non puoi arrivare impreparato. Penso dalla prima volta di essere cresciuto in consapevolezza. E più accresci l’esperienza più riesci a spingere e più arrivi al risultato. Ho avuto la possibilità in questi anni quasi sempre di lottare per il podio: nel 2018 abbiamo conquistato il secondo posto con Thomas Flohr e Giancarlo Fisichella e per due volte siamo stati la migliore Ferrari in pista tra le tante GT del Cavallino Rampante iscritte. Le Mans è stata un po' il tempio della 488 GTE”.
E quest’anno qual è l’obiettivo?
“L’anno scorso non siamo purtroppo riusciti a finirla ed è stato il primo zero nel punteggio che ci ha un po' escluso dalla lotta per il titolo. Arriviamo da un buon inizio di campionato, il terzo posto a Spa-Francorchamps vale tanto e poi i piazzamenti in Qatar e Imola ci permettono di essere nelle prime posizioni della classifica e ci sono tutti i presupposti per fare bene. Non voglio dire un obiettivo, ma è ovvio che il risultato di Le Mans vale tanto da molti punti di vista”.
Ritorniamo alla tua storia a Le Mans. Come ti prepari?
“A Le Mans devi arrivare pronto, con tanto allenamento. Ma quello l’ho sempre fatto con costanza, è una cosa che mi appartiene il tenermi in forma. Quello che è cambiato, soprattutto quest’anno, è la nutrizione: è importante mangiare bene, ma ancora di più i giusti alimenti che sono mirati per una gara endurance come questa, dove gli stint da fare sono tanti. Quindi ho cambiato l’alimentazione e i miglioramenti li vedo negli allenamenti che ho fatto, soprattutto la bici che è una mia passione e lo sport che più di ogni altro mi avvicina allo sforzo di una sessione in pista. Non c’è un altro sport oltre al ciclismo con cui puoi simulare uno stint di tre ore in vettura, nemmeno il footing perché è difficile farlo ogni giorno per diverse ore”.
Qual è lo stint che ritieni più difficile da gestire in una 24 Ore a Le Mans?
“Per l’esperienza che ho maturato in questi dieci anni, penso che il momento più difficile per essere in macchina è a mezzogiorno del secondo giorno di gara. In quel momento aumenta la temperatura esterna e aumenta la stanchezza dopo tante ore e potrebbe diminuire la concentrazione. All’alba, che potrebbe essere quello più complicato, in realtà sei ancora molto concentrato perché esci dalle ore notturne e la pista ha ancora molto grip, c’è meno caldo... invece a mezzogiorno…”.
Mentre quello che preferisci guidare?
“La partenza non è il mio momento preferito, anche perché l’avrò fatto 2 o 3 volte qui a Le Mans. Il più bello per me fare lo stint di solito intorno alle dieci di sera che c'è il tramonto e poi le luci della notte”.
Hai parlato di alimentazione: sono compresi anche i mirtilli per aiutare la vista nelle ore notturne?
“Sicuramente i mirtilli aiutano, ma certo non lo puoi fare solo nel weekend di gara mangiandone quattro chili: è un discorso più continuativo e di equilibrio che riguarda l’alimentazione e più complessivo. Io in realtà ho preso già da un mese, un mese e mezzo, un integratore che è a base di mirtilli e altre vitamine mirato proprio alla visione e all’idratazione degli occhi. Questo è molto importante perché con lo sforzo l’occhio si arrossa perché non è idratato; quindi, questa integrazione è importante da fare”.
Quando non sei in vettura, riesci a riposare o a staccare la spina?
“Dormire non si riesce, si riposa. Io solitamente finito il mio stint torno al motorhome e la sequenza che seguo è doccia, mangiare e mettersi a riposare ma già vestito con il sotto tuta in modo da essere pronto quando ti vengono a chiamare per tornare in auto. Così sei pronto e non perdi tempo in doccia o energie nel mettere il sotto tuta. Anche questa è una cosa che ho maturato in queste dieci Le Mans”.
Cosa ha di unico Le Mans?
“Già il fatto che stai qui dieci giorni continui è una cosa unica; poi ci sono tante sessioni di pista e poi l’ambiente che è speciale e ti rendi conto che è una gara leggendaria, unica.”
Fino ad oggi qual è il miglior momento che hai vissuto qui. E il più difficile?
“Il più complicato sicuramente l’anno scorso quando siamo riusciti a fare solo un’ora di gara a causa del contatto che ci ha tolto dalla corsa. Il più importante, oltre alla vittoria del 2018 di cui parlavo, il quinto posto del 2023 che ci ha permesso di ottenere punti importanti in classifica contribuendo a raggiungere la terza posizione finale in stagione”.
Tra dieci anni ti rivedi qui a Le Mans?
“Spero di sì. Come non mi ero messo all’inizio l'obiettivo di farne dieci, non ho un obiettivo specifico ma spero di farne il più possibile, perché ogni anno l’esperienza cresce ed è una gara in cui questo è fondamentale. In questi anni poi con il Team Vista AF Corse e con Ferrari abbiamo fatto un grande percorso di crescita e di affiatamento. E per me è una grande soddisfazione e orgoglio”.
Francesco ci lascia per raggiungere il volante della sua 296 LMGT3 numero 54 per un’altra sessione in pista, non prima di averci mostrato da vicino il suo casco cromato “10 Years Le Mans”.